La prima volta che misi piede in una casa editrice fu magico: odore di libri, colla ed inchiostro stampato, scatole di libri appena arrivate dalla tipografia. Ognuno frutto di lungo lavoro, di scelte ed opportunità.
Quale carta, quale formato, quale caratteri o colori usare? Una intera rete di futuri possibili tra cui scegliere fatto a monte, prima che il libro si concretizzi in un oggetto vero. Ed io potevo partecipare a quel processo. Fare i libri.
Quello fu il momento in cui mi convinsi, ma come ci ero arrivato?
Non tutti i percorsi sono lineari.
Non tutti i percorsi sono già scritti per te.
Alcuni tendono ad essere molto tangenziali.
Come tanti ho avuto una passione che ho portato avanti fin da bambino. La mia era quella per il disegno ed il fumetto. Avevo tanti fumetti e dopo ho avuto anche tanti libri. Un’infinita varietà e una bellezza senza pari: mi sembrava di avere tutto lo scibile a portata di mano.
Se volevo fare l’artista o lavorare in un settore gratificante, dovevo inventarmi un mio percorso.
Dopo tanti passi falsi, mi ricordai della frase tratta dalla biografia di un meraviglioso fumettista: “A 32 anni lasciò il settore in cui si era laureato: ingegneria elettronica, per dedicarsi completamente al fumetto. Ora o mai più”. Anche per me era il momento di dare un’opportunità al cambiamento.
